Dal Trentino

1919, la prima volta del Giro in Trentino

Fonte: il dolomiti.it

Nel 1919 la Gazzetta dello Sport volle che il Giro d’Italia passasse nelle terre appena conquistate alla nazione. Così, la prima tappa arrivò a Trento e da lì a Trieste. Sulle strade dissestate dalle bombe, tra gli edifici distrutti dal conflitto, a stravincere fu un campionissimo appena guarito dall’influenza spagnola, Costantino Girardengo.

En 1919, la Gazzetta dello Sport quiso que el Giro de Italia pasara por las tierras recién conquistadas de la nación. Así, la primera etapa llegó a Trento y de allí a Trieste. En las carreteras dañadas por las bombas, entre los edificios destruidos por el conflicto, el vencedor fue un campeón que acababa de recuperarse de la gripe española, Costantino Girardengo.

Costante Girardengo, il primo “Campionissimo” della storia del ciclismo italiano

TRENTO. Nell’Italia del primo dopoguerra, tra la miseria e la distruzione dei territori che erano stati teatro dei combattimenti, si decise comunque di correre il Giro d’Italia. L’edizione numero sette della Corsa rosa avrebbe dovuto magnificare il sacrificio di oltre mezzo milione di morti per la “riconquista alla patria” di Trento e Trieste, città che in realtà, nella loro storia, non avevano mai visto sventolare il tricolore con lo stemma sabaudo.

TRENTO. En la Italia de la posguerra, en medio de la miseria y la destrucción de los territorios que habían sido escenario de los combates, se decidió a pesar de todo correr el Giro de Italia. La edición número siete de la Carrera Rosa debía magnificar el sacrificio de más de medio millón de muertos por la “reconquista a la patria” de Trento y Trieste, ciudades que nunca en su historia habían visto ondear la tricolor con el escudo de los Saboya.

Lo sport, si sa, è però un formidabile strumento propagandistico, come negli anni ’30 avrebbero dimostrato le dittature, dalle vittorie ai mondiali di calcio dell’Italia di Vittorio Pozzo alle Olimpiadi del ’36 di Berlino, vetrina della “grandezza” della Germania nazionalsocialista, immortalate anche dal cinema.

Da quel clima nazionalistico che aveva infiammato le piazze, trascinando il Paese in un costosa (in termini di vite umane) e terribile guerra, era scaturita anche l’idea di celebrare la vittoria nella Grande Guerra portando gli eroi popolari del ciclismo attraverso le disastrate terre appena conquistate. Il Giro d’Italia 1919 partì con oltre 60 partecipanti dalla città della Gazzetta (organizzatrice e promotrice della corsa ciclistica), Milano, con direzione Trento.

Per la prima volta, dunque, la grande competizione ciclistica passava per delle strade che ne avrebbero consacrato la fama, tra scalate leggendarie e sfiancanti saliscendi. Dal capoluogo lombardo, i corridori raggiunsero Trento immergendosi in uno scenario apocalittico. Le case distrutte, le strade dissestate e polverose, gli edifici agghindati a festa con i tricolori (qui sotto una foto del passaggio da Ala). Il tutto in un territorio che non ancora era stato ufficialmente riconosciuto al Regno d’Italia – il riconoscimento sarebbe arrivato con la firma del trattato di Saint-Germain nel settembre di quell’anno.

Pero es sabido que el deporte es un formidable instrumento de propaganda, como demostrarían las dictaduras de los años treinta, desde las victorias en la Copa del Mundo de la Italia de Vittorio Pozzo hasta los Juegos Olímpicos de Berlín’36, escaparate de la “grandeza” de la Alemania nacionalsocialista, también inmortalizados por el cine.

De aquel clima nacionalista que había inflamado las plazas, arrastrando al país a una guerra costosa (en vidas humanas) y terrible, había surgido también la idea de celebrar la victoria en la Gran Guerra llevando a los héroes populares del ciclismo por las tierras devastadas que acababan de conquistar. El Giro de Italia de 1919 comenzó con más de 60 participantes procedentes de la ciudad de la Gazzetta (organizadora y promotora de la carrera ciclista), Milán, en dirección a Trento.

Por primera vez, pues, la gran competición ciclista discurría por carreteras que consagrarían su fama, entre subidas legendarias y agotadoras subidas y bajadas. Desde la capital de Lombardía, los ciclistas llegaron a Trento, sumergiéndose en un escenario apocalíptico. Casas destruidas, carreteras en ruinas y polvorientas, edificios festivamente engalanados con tricolores (abajo una foto del paso de Ala). Todo ello en un territorio que aún no había sido reconocido oficialmente como parte del Reino de Italia – el reconocimiento llegaría con la firma del Tratado de Saint-Germain en septiembre de ese año.

Era il 21 maggio e ad aggiudicarsi la prima tappa, giunta nel capoluogo di quella che sarebbe stata ribattezzata Venezia Tridentina, fu Costante Girardengo, il “Campionissimo“. Su dieci tappe in totale, Girardengo ne avrebbe vinte ben 7, cannibalizzando letteralmente la competizione. Nonostante la convalescenza da polmonite – legata con ogni probabilità all’epidemia di spagnola che tanti morti seminò per il mondo – il campione di Novi Ligure dominò il Giro, ottenendo il primo posto anche nella seconda tappa, che dalla “città redenta” di Trento doveva arrivare alla “sorella” Trieste – il percorso fu tanto improvvisato che il Tagliamento venne attraversato con la bici in spalla, passando la secca del fiume. 

L’utilizzo nazionalistico dello sport, d’altronde, aveva già avuto in quel maggio ’19 un recentissimo precedente. Tra il 21 e il 25 aprile, infatti, si era corsa la Roma-Trento-Trieste, vinta, nemmeno a dirlo, dallo stesso Girardengo.

L’8 giugno, Costante Girardengo avrebbe di nuovo raggiunto il traguardo di partenza, Milano, collezionando il suo primo Giro d’Italia. Passando per le tappe di Trieste, Ferrara, Pescara, Napoli, Roma, Firenze, Genova, Torino, mantenne in comando sin dall’inizio, tenendo alle proprie spalle “l’eterno secondo” Gaetano Belloni e il belga Marcel Buysse. Quel Giro d’Italia, nato dall’esigenza di rilanciare il ciclismo dopo la guerra e di celebrare la “conclusione del processo risorgimentale” – con il “naturale ritorno” di Trento e Trieste alla patria – si concludeva così nella polvere; la polvere che gli avversari dovettero “mangiare” dal cannibale Girardengo, il primo grande campione del ciclismo italiano.

Era el 21 de mayo y el ganador de la primera etapa, que llegaba a la capital de lo que se rebautizaría como Venezia Tridentina, era Costante Girardengo, el “Campionissimo”. De diez etapas en total, Girardengo ganaría siete, canibalizando literalmente la competición. A pesar de estar convaleciente de una neumonía -muy probablemente relacionada con la epidemia de gripe española que tantas muertes sembró en todo el mundo-, el campeón de Novi Ligure dominó el Giro, haciéndose con el primer puesto incluso en la segunda etapa, que desde la “ciudad redimida” de Trento debía llegar a la ciudad “hermana” de Trieste -el recorrido fue tan improvisado que se cruzó el Tagliamento con la bicicleta a hombros, pasando por la orilla del río-.

El uso nacionalista del deporte, por otra parte, ya había tenido un precedente muy reciente en aquel mayo del 19. Entre el 21 y el 25 de abril, en efecto, se había corrido la carrera Roma-Trento-Trieste, ganada, por no decirlo así, por el propio Girardengo.

El 8 de junio, Costante Girardengo llegaría de nuevo a la línea de salida, Milán, recogiendo su primer Giro de Italia. Pasando por las etapas de Trieste, Ferrara, Pescara, Nápoles, Roma, Florencia, Génova y Turín, mantuvo el liderato desde el principio, manteniendo al “eterno segundón” Gaetano Belloni y al belga Marcel Buysse detrás de él. Aquel Giro de Italia, nacido de la necesidad de relanzar el ciclismo después de la guerra y de celebrar la “conclusión del proceso del Risorgimento” -con el “retorno natural” de Trento y Trieste a la patria- acabó así en el polvo; el polvo que tuvieron que “comer” los adversarios del caníbal Girardengo, el primer gran campeón del ciclismo italiano.

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