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CiaoTrentino: Comune di Caldonazzo

stemma del Comune di Caldonazzo

La zona fu abitata in modo più o meno stabile da popolazioni di Euganei e di Illiri, che facevano i pastori e durante l’inverno scendevano al piano, abitando in capanne. Sorsero così masi isolati o piccolissimi nuclei, dai quali in seguito si svilupparono i villaggi. 

Immagine decorativa
Archivio Comune di Caldonazzo

Il territorio fu quindi raggiunto dai Romani e dopo la battaglia di Azio entrò a far parte della decima regione italica. Un cimitero romano, infatti, scoperto vicino alla stazione, rivelò resti di fibule, lucerne, monete e vasi. Monete si rinvennero anche in altre parti del paese, ai Ronchi e sul colle di Brenta, dove fu pure scoperto un frammento di lapide cristiana, probabile coperchio di un sarcofago, databile tra il IV e il VI secolo d.C.

Sicuramente anche le popolazioni barbariche lasciarono qui i segni del loro passaggio (nella piazza del municipio fu trovata anche una moneta dell’epoca di Carlo Magno), ma bisogna attendere il XII secolo per avere in mano i primi documenti sicuri, dove il paese è citato col nome Caldonazo.


Corrado II il Salico

Nel 1027 Corrado II il Salico aveva affidato il potere temporale della Valsugana fino a Novaledo al vescovo di Trento. E il vescovo, agli inizi del 1100, aveva affidato in feudo Caldonazzo, che era già una comunità, a un fedele dell’imperatore Enrico V.

In quel tempo ai masi sparsi sulla montagna andavano ad aggiungersi quattro nuclei di case sul piano, che formavano il paese. Erano la Polla, i Geimini, gli Urbanelli e gli Iseppi, che si trovavano ai piedi del monte Rive. Ma già allora, come in seguito, la gente doveva combattere con la furia del torrente Centa, che spesso dilagava e distruggeva ogni cosa.

Il paese andò un po’ alla volta allargandosi, aggiungendo nuove case ai primi nuclei.

Fu proprio all’inizio del 1200 che i signori di Caldonazzo, Geremia e Alberto, pensarono di costruirsi il castello in quella parte del monte Rive dove erano sorte le case; il permesso fu dato nel 1201 dal vescovo Corrado di Beseno, dopo che tra lui e i signori era stata messa una pietra sopra la questione delle terre. La lite infatti era andata avanti cinque anni, finché cinque arbitri riuniti a Pergine convennero che la terra sarebbe andata al vescovo, il quale a sua volta ne avrebbe investito i signori di Caldonazzo.

Il toponimo verrebbe fatto derivare, nel significato di « abitazione fortificata », da « Cal(o) = abitazione » e « Don(u) = fortificata ». Il suffisso « aco » sarebbe celtico, quindi latinizzato in « Atium », poi divenuto « Azo ». Accanto a questa teoria riportata da Luciano Brida, tuttavia, altri attribuiscono al toponimo significato diverso, come quello di « terreno sabbioso», anche questo di origine celtica. Dai tedeschi già all’inizio del XV secolo il paese fu chiamato « Caldinetsch ».

Caldonazzo è circondato dai colli di Brenta, dal monte delle Rive (dietro il quale spunta il Becco di Filadonna), dal monte Cimone, dal Pizzo di Levico, dal Mandriolo. A pochi minuti dal paese, sul monte delle Rive, esistono ancora i ruderi della torre dei Sicconi, da dove si possono ammirare le valli del Centa e del Brenta e, lontano, l’altipiano di Piné.

In cima al monte, in località Xomi, si spazia sulla conca di Vigolo Vattaro.

Da Montorio a Pian di Castagne' - Trekking Italia
Castagnè

Sulle Rive, come sul colle di Tenna, crescevano un tempo le querce in folti boschi. A est del paese nascono ancora pioppi e ontani, mentre sul monte e su tutto il versante di Castagnè si sviluppano boschi di castagni. Quindi é di casa il pino fino a 1000 metri, il faggio fino a 1200, poi larici e abeti.

Il paese è adagiato nella piana alluvionale del Centa, all’estremità meridionale del lago. Una campagna squadrata con ampi frutteti fa corona al paese, che ha ceduto alle lusinghe di un’espansione edilizia fiorita di pari passo con lo sviluppo dell’attività balneare. Fra Il lago e la campagna, rotta dalla panoramica della Valsugana e dalla ferrovia che lascia l’abitato a distanza, la zona residenziale di Caldonazzo ha trovato recente respiro tanto da saldare quasi, in un’ariosa periferia, il paese al litorale.

Chiuso alle spalle dal monte delle Rive, Caldonazzo offre uscite panoramiche verso Monterovere, verso la valletta del Centa e l’altipiano di Lavarone, verso la collina di Brenta, Levico, la Valsugana e le piste invernali della Panarotta e verso Calceranica, dalla quale dista un paio di chilometri. La vicina Vigolana e lo stesso monte delle Rive offrono ricche possibilitâ di escursioni e di amene passeggiate. Il clima mite del lago prolunga l’estate e rende sopportabile l’autunno che mostra colori vivissimi nel fitto mosaico di boschi e di campi.

La strada panoramica Monterovere, la Kaiserjagerstrasse
Monterovere

I confini di Caldonazzo sono vasti anche se l’entroterra è chiuso ben presto dai monti che scendono a ridosso del paese. Il limite territoriale scende dal ciglione della collina di Brenta fino alla località Costa, circa all’altezza del cavalcavia stradale, va a toccare le Lochere e sale la val Scura fino all’albergo Monterovere; ridiscende sfiorando la località Laghetto, sale verso lo spigolo del Monte Cimone e piega in giù lungo la Val Carretta toccando il vecchio mulino Gotto, sul fondo della val del Centa; sale ancora una volta verso i Campregheri e va a finire sul Lago dopo aver attraversato il monte delle Rive.

Il torrente di Caldonazzo è il Centa che nasce dalla confluenza di piccoli ruscelli, lungo i pendii della Vigolana. L’acqua scende allo scoperto senza incontrare niente altro. Assieme al Centa, si possono ricordare il rio Bianco e il rio Costa. La fauna ittica dei tre corsi d’acqua è limitata alla trota farlo (nel Centa anche la iridea) che viene alimentata periodicamente con semine.

Archivio UFTE

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