Dal Trentino

Non c’era via di ritorno.

A cura di Giovanna Gini

Ricordo ancora come tutto ebbe inizio con lo scambio giovanile nel 2010. Non c’era via di ritorno; mi ero innamorata di Trento e della prospettiva di studiare lì. Con tutti i nervi e i piccoli bagliori di speranza, la lettera di accettazione alla borsa di studio arrivò un anno dopo. Sull’aereo per l’Italia non riuscivo a dormire, così tanta era l’ansia. Affrontare un’università europea provenendo dall’America Latina fu uno shock molto forte. Credo di aver studiato così tanto, soprattutto spinta dalla paura di ‘fallire’. Cosa sarebbe successo se non avessi completato i crediti? E così, tre anni passarono con ogni vittoria in ogni esame, finché persino la paura svanì.

Ricordo una conversazione con Lorenza, nella quale le dicevo che non potevo credere di essere alla fine della laurea triennale e le dicevo che alla fine non era così difficile. Un commento a cui lei rispose: ‘Ma non è facile, tu sei brava.’ Ancora non so se sono brava o meno, ma da allora una cosa ha portato all’altra, senza capire molto bene il percorso giusto, se esista anche uno.

Ma poi è arrivato il master, dove ho dovuto diventare fluentemente trilingue e abbracciare l’inglese come una nuova lingua. Il master è sempre stato presso l’Università di Trento nel MEIS, con la stessa borsa di studio. Due anni intensi che hanno messo alla prova non solo la parte intellettuale, ma anche quella emotiva. Il MEIS ha una buona reputazione in Italia e attira persone da tutta Italia e dall’estero. Ero nuovamente in una situazione che spingeva a superarsi.

Che felicità la laurea, dove finalmente presentavo la mia ricerca basata in Tanzania sulle migrazioni climatiche! Poi, con un 110 proclamato, la stanza rimase in silenzio. Credo che non fossi l’unica delusa di non avere quella ‘L’ maiuscola. Alcuni giorni dopo, mentre cenavo con mamma venuta in visita per la laurea (la prima che poté partecipare tra tutte le sue figlie a causa della distanza geografica tra Italia e Paraguay, ma con il suo amore è sempre stata con tutte le altre), arrivò una e-mail di accettazione a un programma di dottorato a Londra presso l’Università Queen Mary.

Le migrazioni sarebbero rimaste il mio tema di studio, un argomento che porto nel sangue, nella mia eredità ancestrale e nel corpo. Mi ha sorpreso quanto velocemente l’arroganza di un master si distrugga con le pressioni di un dottorato. Fino ad ora, credo che sia la fase accademica più difficile di tutte: tante lacrime e molte insicurezze. Ancora non riesco a credere di aver finalmente terminato una tesi di 70 mila parole, per la quale il comitato di valutazione mi ha fatto riscrivere la conclusione dicendo che stavo sottovalutando il mio contributo alla comprensione delle migrazioni ambientali e climatiche.

E così è nata l’ispirazione. Dopo tante barriere superate, perché no? Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere? Un rifiuto? Ho iniziato a scrivere un’applicazione per le borse di ricerca post-dottorato del Economic and Social Research Council (ESRC). Le borse sono rivolte a coloro che si trovano immediatamente nella fase post-dottorato della loro carriera, per offrire l’opportunità di consolidare il dottorato sviluppando pubblicazioni, reti e competenze di ricerca e professionali. Era perfetto per me.

Sono molto competitive e si applicano attraverso un’università che offre supporto. E allora perché non Oxford? Un’università che fin dal primo e-mail offre solo supporto e guida. Il processo di scrittura della proposta è durato un paio di mesi e molti bozze prima di ottenere una versione finale consegnata nel febbraio 2023. Bisognava aspettare ora. Ogni volta che qualcuno menzionava la situazione, mi metteva ansiosa; lo desideravo così tanto che non mi permettevo di immaginarmi a Oxford. Che delusione se non si avvera! Oxford è stata nominata la migliore università del mondo per 8 anni consecutivi. E finalmente è arrivata l’accettazione! Nella prima settimana di ottobre ho iniziato il post-dottorato con tanta felicità e motivazione per continuare a crescere. Mai avrei immaginato di perseguire una carriera accademica, figuriamoci nella migliore università del mondo. E ancora non posso credere che tutto sia iniziato con tre settimane di scambio con giovani della stessa età a Trento 13 anni fa.

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